Atena Lucana

La presenza di italo-greci fra gli abitanti di Atena, ancora in piena età normanna, è documentata da un atto, oggi custodito presso l’abbazia di Cava dei Tirreni, del dicembre 1137 nel quale compare come testimone un prete Giovanni, figlio di un certo Calazurus (Calogero) “il Greco”. Più tardi, nel 1141, la signora normanna del castello di Atena, Giuliana, cede ogni suo diritto signorile vantato sulla chiesa di San Pancrazio al prete Donadeus, tra i testimoni che assistono alla stesura dell’atto di donazione compare anche un Leo figlio di Bisanzio. La fondazione di questa chiesa, con intitolazione a un santo molto venerato in Oriente, risale già alla fine dell’XI sec., quando S. Pancrazio venne donato da un certo Abiusius alla S.ma Trinità di Cava dei Tirreni. Oggi ne rimangono i ruderi in una località omonima posta a pochi chilometri a sud-est dall’abitato. L’intero edificio fu trasformato in masseria, oggi disabitata e in rovina. In un angolo di una parete è incastonata un’epigrafe di epoca romana, censita dal Mommsen, sulla quale fu scolpito in seguito il monogramma cristiano “ΧΡ”, iniziali della parola Χριστός. Tra i ruderi si riconosce il volume di un’originaria monoaula terminante in un’abside triconca, simile a quella di San Nicola delle Donne a Padula. Questa caratteristica architettonica evoca altri episodi diffusi nel territorio cilentano, come la cattedrale di Policastro Bussentino o la chiesa di San Martino del Sele, presso Calabritto, come pure può essersi ispirata alla formula architettonica dei katholiká dell’Athos. La tradizione locale attribuisce origini italo-greche anche alla chiesa intitolata a Sant’Ippolito, i cui ruderi, posti a pochi chilometri a nord-ovest dell’abitato, su uno sperone roccioso a strapiombo su un vallone, sembrano collegati alla presenza di una grotta omonima, Grotta Costa Ippolito. Un’intitolazione bizantina recano anche le cappelle gentilizie di Santa Sofia e di Santa Caterina d’Alessandria, nel centro abitato, insieme al toponimo San Cipriano che pure potrebbe indicare la presenza in passato di un altro edificio religioso afferente alla stessa matrice culturale.