Ceraso

Notizie certe dell’esistenza di un insediamento monastico nell’attuale frazione di Santa Barbara, risalgono alla prima metà dell’XI sec. quando il principe salernitano Guaimario conferma, nel 1035, a Luca, abbate del monastero di Santa Barbara ubi Cerasus dicitur, il possesso di un mulino, di un castagneto e di altri beni già posseduti dal predecessore di Luca, un certo Cosma, il cui nome chiarisce le origini italo-greche del monastero dedicato alla vergine martire di Nicomedia. Probabilmente il monastero doveva esistere già alla fine del X sec., come lascerebbe presumere la vicinanza di altri centri monastici bizantini, quali San Giorgio ad duo flumina, Santa Maria Odighítria, San Zaccaria a li Lauri, tutti un tempo ubicati nell’attuale territorio di Casal Velino, di Santa Maria a Pattano, presso Vallo della Lucania, di San Nazario, presso San Mauro la Bruca. L’opera di dissodamento e popolamento svolta da questa comunità monastica nel territorio, si legge tra le righe del documento menzionato. Il predecessore di Luca, l’abbate Cosma, aveva provveduto, infatti, a dissodare i terreni, a costruire infrastrutture, come il mulino lungo il corso del fiume Bruca, ad attuare una vera e propria opera di bonifica e di ripopolamento con la messa a coltura di ampie distese evidentemente fino ad allora lasciate incolte. Soltanto agli inizi del XII sec. Santa Barbara sarà inglobata nel patrimonio dell’abbazia benedettina di Cava dei Tirreni. Ma la sopravvivenza della pratica del rito greco, e con essa di comunità grecofone, nel territorio è attestata ancora agli inizi del XV sec. quando si ha notizia della presenza a Ceraso di un prete greco la cui moglie effettuò una donazione a favore della S.ma Trinità di Cava.