Montesano sulla Marcellana

La prima menzione documentata dell’esistenza di un borgo fortificato è contenuta in un atto di donazione emanato dal normanno Ugo di Avena a favore della Badia di Cava dei Tirreni cui viene sottomessa la chiesa di San Simeone nei pressi del castrum di Montesano. Un importante ruolo nello sviluppo dell’economia rurale fu svolto dall’abbazia benedettina di Santa Maria di Cadossa, fondata in un pianoro alle pendici meridionali dell’attuale centro abitato. All’abbazia di Cadossa appartenevano le chiese di San Blasio, San Nicola de Valla, San Michele, già monastero di Santa Venere, San Matteo e San Salvatore. Comprese nel circuito di terre che costituiva il nucleo originario dell’abbazia erano anche le fondazioni di San Zaccaria in Galdo e di San Panagio, corruzione dell’originaria intitolazione alla Vergine Panaghìa, che in greco significa “tutta santa”. A Santa Sofia era, invece, dedicato un antico edificio religioso che sorgeva nella piazza principale dell’abitato di Montesano, i cui resti sono stati inglobati nelle fabbriche dell’attuale chiesa madre di Sant’Anna, costruita negli anni ‘50 del secolo scorso. La sopravvivenza di toponimi quali Layra de li monaci, che designa un’area prossima alle ubicazioni di Santa Panaghìa e San Zaccaria, o Tempa del Romito, a nord-ovest di Casalbuono, sembrerebbe suggerire un significativo grado di diffusione di fondazioni legate al monachesimo italo-greco, diffusione sostenuta con convinzione da una consolidata tradizione erudita locale e ribadita più volte in base a riflessioni di natura antropologico-culturale e linguistica. Accertata da documentazione scritta è, invece, l’esistenza di un altro monastero italo-greco, posto in una località non molto distante dall’abbazia di Cadossa. Una delle dipendenze del monastero bizantino di Santa Maria di Rofrano era proprio alle pendici dell’abitato di Montesano. Si tratta della chiesa di San Pietro al Tumusso, nella frazione di Prato Comune. La piccola cappella che reca questa intitolazione continua ad essere annessa alle strutture del monastero, trasformato a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, in residenza privata. San Pietro al Tumusso rimase sottomesso, insieme a Santa Maria di Rofrano, alla giurisdizione dell’abbazia di Grottaferrata fino agli inizi del XVIII sec., quando venne ceduta ai Certosini di San Lorenzo di Padula.