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MONASTERI ED EDIFICI RELIGIOSI

Nell’Impero bizantino i monasteri erano concepiti come cittadelle indipendenti, cinte da mura al cui interno si trovano il katholikόn, ovvero la chiesa principale, alcune cappelle secondarie, la trápeza (il refettorio), la cucina, i magazzini per le derrate, la biblioteca, lo scriptorium, le celle dei monaci, spesso addossate al muro di cinta, la torre (pýrgos), le cisterne e via dicendo.

Di consueto il katholikόn presenta una pianta a croce greca inscritta in un quadrato, con una o cinque cupole, di piccole dimensioni, aspetto in parte condizionato dalla committenza, ora soprattutto privata. Più rara è la pianta che presenta un’abside triconca.

Nell’Italia meridionale bizantina, fra il X e la metà dell’XI sec., abbiamo esempi di monasteri che si erano circondati da mura, come a Santa Maria di Pattano e forse anche a S. Onofrio di Petina, a cui si addossavano le celle dei monaci, come accade alla Sperlonga.

Nei domini longobardi per quanto riguarda il katholikόn dei monasteri italo-greci lo schema più diffuso è quello della navata unica con ingresso laterale e un’unica abside ai cui lati si possono collocare due nicchie scavate nello spessore della muratura o altre due absidi. Gli spazi delle nicchie conservano, in alcuni casi, tracce di affreschi con rappresentazioni di santi monaci, come per esempio ancora a Pattano e a Palomonte o a Scalea.

Sant’Onofrio di Petina

L’unico esempio di planimetria a croce greca finora rilevato in terra longobarda potrebbe essere quello di Santa Maria di Pertosa i cui resti, dopo i pesanti interventi di ristrutturazione, lasciano presumere l’adozione originaria di questo tipo di soluzione.

Più rari sono gli impianti triconchi come quello di S. Nicola delle Donne, a Padula, la cui decorazione di fine XII sec. è di certa matrice bizantina; quello della cattedrale di Policastro Bussentino e quello della chiesa di S. Martino del Sele presso Calabritto. Anche la chiesa di S. Maria di Vito presso Laurino, dipendenza di S. Maria di Rofrano, recava un’abside triconco, come mostra il disegno realizzato di corredo al Cabreo settecentesco oggi custodito nell’Archivio di Stato di Salerno.

Non è ben chiaro, invece, se le strutture superstiti della chiesa di S. Cono, presso Camerota, fino a oggi mai indagate e di cui si conservano in parte tre absidi, siano da mettere in relazione ad un edificio a navata unica, o se siano piuttosto da collegare a una chiesa con pianta a croce greca dotata di cupola.

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